Robert Kimbrough Sr. Quando il Mississippi incontra l’Alabama

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Robert Kimbrough Sr. (foto di Roger Stephenson)

 

Francesca Mereu, Birmingham, Alabama

 

Le temperature sono estive. Il calendario segna, però, il tre febbraio (le belle sorprese del clima dell’Alabama). Robert Kimbrough parcheggia la sua enorme station wagon vintage nel vialetto della nostra casa di Birmingham. Ci ha messo solo due ore ad arrivare da Holly Springs, nel Mississippi, dove vive.

È accompagnato dal bassista Lee Stamford e dal percussionista Rick Long.

Suoneranno a casa nostra, in un house concert organizzato dalla Magic City Blues Society di Birmingham.

Gli house concert permettono agli artisti di guadagnare qualche dollaro in più rispetto ai club (tutti i soldi dei biglietti vanno a loro) e al pubblico di avere un contatto diretto con i musicisti.

Robert Kimbrough Sr., cinquanta anni, figlio del leggendario Junior Kimbrough, è cresciuto ascoltando il blues di suo padre, un blues dal sound particolare. E proprio di questo sound parliamo seduti nel front porch (veranda) di casa nostra, mentre aspettiamo gli ospiti.

«Mio padre suonava uno stile diverso di blues. Molti dicono suonasse l’hill country blues, ma non è così. Mio padre suonava il cotton patch soul blues, così lui lo chiamava. Questo stile si differenzia dall’hill country blues, dal delta blues, e dal Chicago blues. È uno stile diverso, uno stile a sé

Junior Kimbrough è stato classificato come un hill country bluesman forse perché veniva da quell’area del Mississippi nota come Hill Country, una zona diversa dal resto dello stato, sia dal punto di vista geografico, che musicale.

Lo stile di Junior Kimbrough è un’elaborazione del blues che la famiglia Kimbrough cantava quando lavorava nei campi di cotone.

«Mio padre diceva che il suo blues era quello dei vecchi tempi, quello che cantava assieme a suo padre. E io sono cresciuto ascoltando questo blues. Ricordo quando mio padre tornava a casa e si sedeva nel porch (veranda) a suonare e a cantare.»

Robert porta avanti la tradizione di famiglia. Ci ha aggiunto solo qualche spezia in più, racconta: «Non suono esattamente come faceva mio padre. Forse potrei spiegarlo così: mio padre ha fatto la torta e io ci ho aggiunto la glassa. Sia io che i miei fratelli suoniamo lo stile di nostro padre, ci abbiamo aggiunto solo un po’ più di sapore.»

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