Recensione: Nero Rosso di Donna, libro di Emma Fenu

Emma Fenu

Per tanti secoli la figura di Maria Maddalena è rimasta nascosta tra le pagine dei Vangeli. Una figura oscurata di proposito, per paura.

Nell’antichità, le donne erano soggetti da stimare, con la cultura patriarcale, di cui la Chiesa era esponente, diventano, però, meri oggetti sottomessi agli uomini.

Se prima di leggere Nero Rosso di Donna: L’ambiguità della femminilità, il bellissimo saggio di Emma Fenu, mi avessero chiesto chi fosse Maria Maddalena, avrei risposto che era una prostituta.

Non sapevo, invece, che la Maddalena fosse la donna che Gesù aveva scelto per essere «la torre che si ergeva alta a mostrare agli uomini la via della salvezza.» Magdala in ebraico significa proprio torre.

Emma Fenu scrive:

«…secondo le leggende, infatti, la Santa era la nobile proprietaria di un castello. Tale torre divenne, in determinati contesti, l’emblema della Chiesa universale che si innalza verso il cielo, disprezzando le realtà terrene… La Santa è da identificarsi, dunque, con la sposa, a sua volta emblema della Chiesa. Tale identificazione si suggella nell’episodio della Risurrezione di Cristo. Maria Maddalena, infatti, poiché ricevette l’incarico di annunciare la sconfitta della morte, è l’Apostola degli apostoli.»

Maria Maddalena era, insomma, una donna indipendente, forte, libera (il contrario del modello di donna sottomessa e rassegnata al suo destino che la Chiesa andava predicando). È proprio la Chiesa, negli anni, a screditare la sua figura trasformandola in qualcosa che non era, cioè in simbolo di femminilità che seduce, corrompe, nella peccatrice redenta. E lo fa perché Maria Maddalena non diventi un esempio da seguire per le altre donne.

Soprattutto nel Medioevo la figura della Santa subisce una radicale trasformazione: da ricca dama diventa donna corrotta che, pentitasi, si accanisce sul proprio corpo con digiuni, veglie e continue preghiere. L’immagine, dunque, che è arrivata fino a noi.

La donna era prima venerata e rispettata, perché donava la vita. Le dee erano raffigurate con dei veri e propri altari nei loro ventri. Questo potere della donna faceva paura e con la cultura patriarcale quello che prima di lei si adorava, viene denigrato.

Emma Fenu scrive:

«…il sangue mestruale è chiuso nella prigione del tabù, in quanto, fuoriuscendo dall’organismo, appartiene all’area liminare del corpo ed è considerato sporco, velenoso e pericoloso.»

Nero Rosso di Donna: L’ambiguità della femminilità è un saggio storico ben documentato: a leggerlo si capisce il grande lavoro di ricerca fatto dall’autrice. Nonostante sia un saggio, questo libro si fa, però, leggere come un romanzo. Un romanzo coinvolgente e istruttivo: la trasformazione dell’immagine della Maddalena fa capire come nei secoli è cambiata l’immagine delle donne in generale.

Ho molto apprezzato il linguaggio semplice che Emma Fenu usa per spiegare concetti complicati, e non è facile!

Un libro che consiglio!

Editore: Milena Edizioni (19 marzo 2018)

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Sinossi:

Maria Maddalena è senza dubbio una figura storica ma, da due millenni, ci sfugge una sua identificazione precisa: la circonda un alone di mistero, di proibito e di ambiguo, che le conferisce un fascino inquietante e irresistibile. La Santa è un enigma arcaico e, al contempo, sempre nuovo. Il saggio è incentrato sull’analisi, nel lasso temporale che intercorre fra Medioevo e Rinascimento, del nascere e dello svilupparsi del mito di Maria Maddalena, del diffondersi capillare della sua devozione e del conseguente riflesso sulle arti figurative. L’autrice si sofferma sugli attributi iconografici, la lunga chioma e la veste rossa in primis, che caratterizzano la figura della Santa: espressione delle paure inconsce degli uomini, impegnati nel tentativo di risolvere l’enigma del femminile attraverso il ricorso a stereotipi sessisti. Ogni epoca ha una sua lettura interpretativa di Maria Maddalena, ossia della Donna-Dea.

Emma Fenu è nata e cresciuta respirando il profumo del mare di Alghero, dopo aver trascorso un periodo in Medio Oriente, vive ora a Copenhagen.

Laureata in Lettere e Filosofia ha, in seguito, conseguito un Dottorato in Scienze dei Sistemi Culturali.
Scrive per lavoro e per passione.
Si occupa da anni di storia delle Donne, di letteratura e iconografia di genere; è presidente e fondatrice del portale “Cultura al Femminile” e dell’omonima associazione culturale; amministra la pagina Facebook “Letteratura al Femminile; scrive recensioni e articoli per magazine e siti; insegna italiano agli stranieri; tiene corsi di scrittura creativa; organizza eventi culturali in tutta Italia; è attiva contro la violenza sulle donne.

Ha collaborato come giurata o autrice per varie antologie.

Ha pubblicato un romanzo – inchiesta, “Vite di Madri. Storie di ordinaria anormalità”, sul lato oscuro della maternità; una saga familiare, “Le dee del miele”, che si snoda in una Sardegna intrisa di mito e memoria, dove sono le donne le custodi della vita e della morte; una fiaba contro i pregiudizi sessisti, “Il segreto delle principesse”; una silloge illustrata di filastrocche sul concepimento e sull’adozione, “E’ da una fiaba che tutti arriviamo”; e il saggio storico antropologico su Maria Maddalena, “Nero e rosso di Donna. L’ambiguità della femminilità”.

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