3 comments

  1. cara Francesca Mereu,
    ho letto con molto interesse l’estratto del suo libro pubblicato oggi sul sito di radiopopolare.
    C’è qualcosa però che mi lascia perplesso nella ricostruzione dell’avvelenamento di Aleksandr Litvinenko e chiedo a lei per capire se mi è sfuggito qualche elemento cruciale.
    Nel brano si sottolinea che gli investigatori ignorano la presenza dell’isotopo del polonio fino a dopo la morte di Litvinenko, tre settimane dopo l’avvelenamento. Eppure si citano poi la contaminazione delle tazze del tè, della tovaglia, dei sedili dei taxi utilizzati da Lugovoi e Kovtun e altri luoghi da loro frequentati in quel primo novembre. Ecco, non riesco a capire come si possa parlare in modo così affermativo di tutti questi elementi contaminati, visto che per tre settimane non si aveva la minima consapevolezza della presenza del polonio come causa dell’avvelenamento. Si è forse riusciti a risalire a quali tazze sono state utilizzate e verificarne la contaminazione anche dopo così tanto tempo e immagino innumerevoli lavaggi? Analoghe considerazioni per la tovaglia. O il taxi o la camera d’albergo. C’è qualcosa che non ho capito bene?
    La seconda parte del capitolo nono, di cui la ringrazio di avere concesso la pubblicazione, dipinge uno scenario di ricatto a Putin, da parte di clan di potere che avevano contribuito alla sua ascesa. Lei ritiene fondate queste ipotesi riguardo gli omicidi di Anna Politkovskaya e di Aleksandr Litvinenko? E se sì in qualche modo assolverebbero Putin almeno riguardo la responsabilità di questi due assassinii? Non certamente una sua estraneità ai fatti, che invece è molto poco probabile, come lei dice alla radio. E non riguardo la responsabilità riguardo la guerra cecena.
    Grazie del suo tempo, Antonio Bianchi

    • Caro Antonio, grazie del commento.
      Gli investigatori, a quanto ho capito, avevano raccolto gli oggetti usati da Litvinenko (nella stanza di Lugovoi, nel Millenium) e le tracce di polonio sono state trovate su questi oggetti solo quando sapevano cosa cercare, lo stesso vale per il taxi e la camera d’albergo, o l’aereo. Persino nel bagno del bar del Millenium, che Lugovoi e Kovtun hanno usato, hanno trovato tracce di polonio nel lavandino e nella porta della toilette (Kovtun e Lugovoi sono stati ripresi dalle telecamere). Il 25 ottobre Lugovoi torna a Londra e prende una camera allo Sheraton e anche lì hanno trovato tracce di polonio. Ora le analisi chimiche sono così precise che se sai cosa cercare bastano pochi atomi per trovarlo, così almeno mi hanno detto gli esperti che ho intervistato. E gli investigatori inglesi sono stati molto tenaci per riuscire a identificare la sostanza usata.
      In quel periodo nel Cremlino vi era una vera e propria guerra intestina tra i vari clan di potere (ne descrivo i particolari in un altro capitolo, se vuole glielo invio molto volentieri), una guerra fatta di ricatti e provocazioni che aveva lo scopo di controllare il presidente e per farlo erano disposti a tutto. Putin, secondo me, sa chi è il mandante dei due delitti…
      Francesca

  2. cara Francesca Mereu,
    ho letto con molto interesse l’estratto del suo libro pubblicato oggi sul sito di radiopopolare.
    C’è qualcosa però che mi lascia perplesso nella ricostruzione dell’avvelenamento di Aleksandr Litvinenko e chiedo a lei per capire se mi è sfuggito qualche elemento cruciale.
    Nel brano si sottolinea che gli investigatori ignorano la presenza dell’isotopo del polonio fino a dopo la morte di Litvinenko, tre settimane dopo l’avvelenamento. Eppure si citano poi la contaminazione delle tazze del tè, della tovaglia, dei sedili dei taxi utilizzati da Lugovoi e Kovtun e altri luoghi da loro frequentati in quel primo novembre. Ecco, non riesco a capire come si possa parlare in modo così affermativo di tutti questi elementi contaminati, visto che per tre settimane non si aveva la minima consapevolezza della presenza del polonio come causa dell’avvelenamento. Si è forse riusciti a risalire a quali tazze sono state utilizzate e verificarne la contaminazione anche dopo così tanto tempo e immagino innumerevoli lavaggi? Analoghe considerazioni per la tovaglia. O il taxi o la camera d’albergo. C’è qualcosa che non ho capito bene?
    La seconda parte del capitolo nono, di cui la ringrazio di avere concesso la pubblicazione, dipinge uno scenario di ricatto a Putin, da parte di clan di potere che avevano contribuito alla sua ascesa. Lei ritiene fondate queste ipotesi riguardo gli omicidi di Anna Politkovskaya e di Aleksandr Litvinenko? E se sì in qualche modo assolverebbero Putin almeno riguardo la responsabilità di questi due assassinii? Non certamente una sua estraneità ai fatti, che invece è molto poco probabile, come lei dice alla radio. E non riguardo la responsabilità riguardo la guerra cecena.
    Grazie del suo tempo, Antonio Bianchi

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