Recensione di Pasqualina Traccis
La prossima volta saremo felici, la raccolta completa di racconti di Oliviero Malaspina, edita da Galata Edizioni a fine 2017, è un libro sorprendente e geniale. Pur non avendo l’unità letteraria di un romanzo, presenta una certa unità di pensiero e sentimento. Come se fosse un unico racconto che si distribuisce tra più esistenze, diverse ma accomunate dallo stesso destino di “gettatezza nel mondo” e umanità. Un Purgatorio a gironi di anime perse nel caos esistenziale, senza colpe da espiare, senza crediti da riscuotere, senza anelito di salvezza, terrena o ultraterrena.
La musicalità dei testi, in un’alternanza di poesia, prosa e prosa lirica ne detta i tempi di lettura ed è coessenziale alla loro comprensione e interpretazione.
Non è questo un libro a un tempo solo. Ci sono pagine e passaggi dal grave all’adagio: parole e realtà (sempre intrecciate) da meditare, da accogliere e da respingere, nel tentativo di pervenire a una sintesi di pensieri e stati d’animo apparentemente inconciliabili. Periodi che tengono il tempo, altri che sono originalmente “fuori tempo”. Pagine di cui si finisce per fare incetta, nello spasmo di capire dove portano. In un rapido crescendo di riso e pianto (presto, prestissimo…), si insegue il paradosso e ci si sorprende di essere a metà del percorso complessivo. Bellissimo il gioco di rimandi alle canzoni che hanno segnato il percorso artistico e il vissuto dell’autore, alla sua produzione personale e alla collaborazione e amicizia con artisti del calibro di Fabrizio de André (al quale il libro stesso è dedicato) e del figlio Cristiano. Come se i racconti fossero un’appendice delle sue canzoni e viceversa. Prologo, approfondimento, epilogo delle canzoni di Oliviero Malaspina.
I protagonisti non possono che essere loro: gli ultimi tra gli ultimi. Quegli “ultimi” che non saranno mai “i primi”, perché non sanno, non sperano e non vogliono redimersi e tanto meno salvarsi. Uomini e donne che sanno che saranno felici la prossima volta, vale a dire mai.
Ma che cos’è la felicità? Inevitabile porsi questa domanda. Anche se più che a questa si risponde all’altra domanda: è possibile? E all’altra ancora: perché la felicità? Perché non piuttosto l’assenza di felicità o l’infelicità?
Il pensiero e la scrittura di Oliviero Malaspina sono strutturalmente e coerentemente caleidoscopici. Le stesse problematiche sono riproposte secondo molteplici angolazioni e le risposte non sono mai uniche, bensì molteplici. Questa poliedricità semantica e stilistica è anche la sua originale ricchezza di cantautore, autore e poeta fuori dagli schemi. Il tratto distintivo del realismo che lo contraddistingue.
In mezzo a solitudini devastate, dolorosi distacchi, indifferenza al mondo che ricambia l’indifferenza del mondo, crudeltà subita e restituita, amore consumato, amore che consuma, vita triste che passa senza mai passare e morte agognata, resta la certezza dolorosa e misericordiosa della disillusione. Il gioco che tutti giochiamo, ciascuno a suo modo, ognuno con le carte pescate dal mazzo della vita o ricevute dal mazziere. E chiuso il libro, un senso catartico di infinita bellezza.
Editore: Galata Edizioni (18 ottobre 2017)
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Oliviero Malaspina è nato nell’Oltrepò pavese sotto il segno dello scorpione. È l’ultimo storico collaboratore di Fabrizio De André, insieme al quale ha scritto l’inedito Notturni, iniziato un romanzo e un dizionario dell’ingiuria. È stato suo amico fraterno fino alla morte e ha fatto anche da opener durante l’ultimo tour. Ha collaborato a tutti i dischi di Cristiano De André a partire da Sul confine. Vive tra Lombardia, Veneto, Lazio e Francia.
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