Recensione: Suonetti, libro di Mechi Cena e Francesco Michi

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Ho appena finito di leggere Suonetti e so già che questo è uno di quei libri che rileggerò, perché una sola lettura non basta ad assimilare tutte le informazioni sul suono contenute in questa raccolta di 180 brevi racconti del sonoro.

Leggendo Suonetti si scopre che:

“La pelle lascia passare parte del suono del mondo. Il nostro corpo è traslucido ai suoni. Il suono ci pervade. Non possiamo sottrarci a esso. Come un odore, un profumo, un gas, lo respiriamo.”

Oppure che:

“La notte torniamo a essere animali; le nostre orecchie alzate, attente a captare segnali di minacce che ormai la vita ha allontanato da noi. La notte le orecchie riprendono il loro antico dominio sui sensi e narrano di una realtà lontana, si ricordano di un tempo che non abbiamo vissuto.”

Alcuni racconti sono delle vere e proprie poesie e, dopo averli letti, ho iniziato ad ascoltare i suoni attorno a me in modo più consapevole, a pensare come avrei percepito quel suono se l’avessi udito di giorno o di notte.

Un luogo

L’esperienza sonora di un luogo è fatta di ritorni.

Quanto tempo sono stato seduto su quella panca lì fuori ad ascoltare, le prime volte colpito dai suoni più forti. O più strani. O improvvisi, come quella notte che un cervo bramì proprio sopra questa casa, esattamente lì.

Poi, piano piano, ti accorgi di altro: arrivano quelli più tenui e timidi, quelli che si presentano quasi chiedendoti permesso, e quelli continui, che riconosci solo quando ne percepisci l’assenza.

Un sommare e un levare come il dipingere e lo scolpire.

Potrei continuare con le citazioni, ma finirei per copiare tutto il libro…

Una bella lettura che consiglio!

Editore: Le Mezzelane Casa Editrice (30 aprile 2018)

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Mechi Cena studia musica elettronica e informatica musicale prima al Conservatorio di Torino e poi in quello di Firenze.
Il suo lavoro come musicista segue due principali filoni di ricerca; da una parte la sperimentazione di approcci creativi con i materiali che la tecnologia, soprattutto quella povera, offre all’uso quotidiano, dall’altra lo studio dell’ambiente acustico e delle sue modificazioni.
Con Francesco Michi fonda all’inizio degli anni ’80 F.lli Format – architetture sonore -. Con questa sigla realizzano installazioni sonore, sculture sonore, performances, interventi teorici.
Contemporaneamente fa il tecnico del suono in studio di registrazione, e più avanti, ed almeno fino al 1989, in teatro al seguito della compagnia di Leo de Berardinis.
Dagli anni ’80 scrive e realizza trasmissioni radiofoniche e radiodrammi per la RAI e poi per la Radio Svizzera in lingua italiana. Dal 2007 realizza trasmissioni radiofoniche sul suono della quotidianità.
Oltre al lavoro di artigiano del suono ha pubblicato due romanzi: “Il blues del fiore chiaro” e “Le femmine del babbuino”. Del primo Le Mezzelane Casa Editrice progetta una riedizione, mentre il secondo è da questa pubblicato.

Francesco Michi vive e lavora a Firenze dove si è laureato in Filosofia e successivamente diplomato in Musica Elettronica.
Il suo lavoro come musicista segue due principali filoni di ricerca; da una parte la sperimentazione di approcci creativi con i materiali che la tecnologia, soprattutto quella povera, offre all’uso quotidiano, dall’altra lo studio dell’ambiente acustico e delle sue modificazioni. Con Mechi Cena fonda all’inizio degli anni ’80 F.lli Format – architetture sonore. Con questa sigla fino agli anni ’90 e poi da solo, dopo lo scioglimento del gruppo, realizza installazioni sonore, sculture sonore, performances, interventi teorici, pubblica partiture e CD.
È il coordinatore per l’Italia del Forum Klanglandschaft (FKL), associazione internazionale per il paesaggio sonoro. Si occupa anche di musica e web, sia a livello teorico che progettando e realizzando operazioni musicali web-based.
Dal 2007 realizza con Mechi Cena trasmissioni radiofoniche sul suono prodotte dalla Radio Svizzera in lingua italiana (RSI – Rete Due).


 

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