Siamo nel diciassettesimo secolo.
Salem è un piccolo villaggio, dell’attuale Massachusetts, abitato da coloni inglesi seguaci del puritanesimo. I coloni ambiscono a realizzare in terra il disegno che, secondo loro, il Signore aveva in mente quando creò il giardino dell’Eden. Giustificano la violenza usata per sottrarre le terre ai pellerossa dicendo che loro sono il popolo scelto da Dio per liberare quelle terre dall’influenza del maligno.
Impostano la loro vita osservando alla lettera le Sacre Scritture: danze, musica, scherzi, sorrisi, o qualsiasi tipo di divertimento che allontani da Dio sono proibiti a Salem. Le uniche attività ricreative della comunità sono la preghiera e la lettura delle Sacre Scritture.
Ma nonostante la fede in Dio e le preghiere, le sciagure nel villaggio non si fanno aspettare: prima arriva la siccità, poi una terribile invasione di locuste e il vaiolo, poi ancora incendi e altre calamità… La popolazione vede in ogni disgrazia l’operato del demonio. Anzi, a Salem, sembra che il maligno sia sempre in agguato per sovvertire il sogno degli abitanti.
Ed ecco che agli inizi del 1692 un gruppo di giovinette inizia a comportarsi in modo strano. Interrogate dagli adulti, le giovanissime sostengono di essere possedute dal diavolo e accusano diverse donne del villaggio di averle stregate. Nessuno mette in dubbio la loro credibilità e a Salem iniziano subito la caccia e i processi alle streghe: 144 persone vengono incriminate, 54 confessano di essere al servizio del diavolo e 19 vengono impiccate. Un uomo muore invece per schiacciamento. Salem è in preda a un’incontrollabile isteria collettiva: tutti accusano tutti, tutti sospettano di tutti.
Bruno Sebastiani è riuscito a trovare un modo interessante e coinvolgente per raccontare questo triste episodio della storia americana. Ne “Le Streghe di Salem,” l’autore ci fa vedere, sentire ogni singolo personaggio. Ci fa capire la mentalità del villaggio e come si è arrivati all’illusione di vedere streghe dappertutto.
Le descrizioni dei processi sono così vive, accurate che sembra di trovarsi lì seduti in prima fila in mezzo agli abitanti del villaggio e sentirli gioire o stupirsi per l’ennesima donna accusata di essere una strega. Nessuno si pone domande. Il lettore rimane affascinato e impaurito allo stesso tempo perché un’isteria del genere (basta leggere i giornali) anche oggi non è da escludere.
La storia di ogni singolo imputato è raccontata con dovizia di particolari. Emerge il carattere della persona. I dialoghi sono così ben ricostruiti da sembrare reali.
A leggere questo romanzo si sente l’enorme lavoro svolto con le fonti e viene da chiedere all’autore quanto tempo ha impiegato a documentarsi per scrivere il libro.
Un ottimo lavoro davvero!
Editore: Le Mezzelane Casa Editrice (18 gennaio 2018)
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Bruno Sebastiani nasce ad Albano Laziale, a sud di Roma, il 30 aprile 1947. Nasce in un paese e in un periodo storico in cui è palpabile la frenesia di liberarsi quanto prima delle scorie lasciate dal tremendo conflitto da poco concluso (la seconda guerra mondiale). Per la gran quantità di risorse destinate al nostro Paese per avviare la fase di risanamento, si delinea un periodo in cui tutto sembra possibile, specie in relazione alla scarsità di prospettive della generazione precedente. È questo il periodo in cui, per la necessità della ricostruzione, purché si abbia l’età adatta, è facilissimo trovare lavoro. Così, come moltissimi suoi coetanei, vogliosi, ma non in grado di puntare al bersaglio grosso frequentando l’università, Bruno Sebastiani frequenta un istituto tecnico e consegue il diploma di Perito Elettronico per inserirsi quanto prima e con le giuste credenziali nel mondo del lavoro. Difatti lavora, vince un concorso nelle Ferrovie dello Stato come macchinista e prende a guidare i treni, treni che col passare degli anni si fanno sempre più moderni, confortevoli e veloci, treni che lo portano in ogni dove entro i confini del Paese. Ma tutto questo correre lascia affiorare la necessità di trovare dei punti fermi, qualcosa in cui riconoscersi una volta sceso dal treno. Da qui prende origine la singolare abitudine di fissare sulla carta pensieri, riflessioni, intuizioni, che più tardi inizia a elaborare in forma di libri. Bruno Sebastiani scrive libri per il piacere di scrivere e per il desiderio di scoprire, o meglio di imparare, in quanto ogni storia lo costringe ad affrontare numerose ricerche, specie in relazione alla sua preferenza per il romanzo storico, un genere che gli consente autentici tuffi nel passato. Attualmente vive nel comune di Velletri, lontano dalla capitale dunque e più vicino alla campagna, lontano anche dai compagni di lavoro di un tempo che incontrava nello scalo ferroviario di San Lorenzo, più lontano anche da quella sensazione paralizzante che sembra investire ogni individuo quando, per raggiunti limiti di età, viene messo a riposo. Difatti, sebbene senza l’assillo degli orari come accadeva prima, Bruno Sebastiani ancora adesso lavora alacremente alla stesura dei suoi romanzi, che abbisognano in primo luogo di un numero incalcolabile di letture, letture che sottraggono tempo prezioso al suo hobby più significativo, il pianoforte. Negli anni ha scritto numerosi libri, tra i quali i romanzi storici prevalgono sui romanzi di pura invenzione, come, tanto per citarne alcuni: Fiore di Maggio (Mayflower) che ripercorre le tappe che permisero la fondazione della prima colonia inglese nel Nord America; Le gelide acque della Sprea, ove si seguono le tracce della principessa Anastasia Romanova da Ekaterinburg a Berlino; L’assedio di Costantinopoli, terribile atto che nel 1453 mise fine all’Impero Romano d’Oriente; Boudicca, ove si parla della famosa regina degli Iceni la quale, nel 61 d. C., osò capitanare una poderosa rivolta nel tentativo di ricacciare i Romani dalla Britannia. Tra i romanzi di fantasia si possono citare: La maledizione della Traviata, Nevja, L’isola, La spirale del tempo, Passaggio in Irlanda.